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Marmo, Ceramica e altro ancora

imparando “dal grande maestro e scultore Lorenzo Garaventa le diverse tecniche di lavorazione del gesso, del marmo, e della fusione in cera”. Sylvia Loew lavora a Carrara, capitale del marmo, e ha un suo studio privato a Genova. La sua produzione artistica va dai vasi e oggetti in ceramica alle sculture in marmo e bronzo.

Il critico Lele Luzzati scrive di lei:

“Il passaggio dalla terra al marmo era cosa naturale che puntualmente è accaduta; nel marmo Sylvia si è potuta esprimere totalmente; ha trovato una materia più congeniale, più forte, più definitiva. Credo che per lei sia stato molto importante il rapporto con Garaventa e la sua scuola e poi naturalmente il contatto con una materia così diversa dalla terra; per esperienza personale so che la ceramica aiuta le mani che plasmano, mentre il marmo oppone più resistenza al modellatore..e Sylvia è riuscita a dominate questa nuova materia, farla sua e ragalarci le belle forme che espone nelle sue mostre.
Grazie!”

Il marmo, pensandolo vivo:

“Cerco l’armonia, le proporzioni giuste, cerco di dare vita a un pezzo di marmo. Il marmo è materia viva con tanta energia, forza e leggerezza capace di materializzarsi in molte immagini e forme che nello spazio ritrovano il loro equilibrio”.

Una ricerca infinita, …

…un viaggio da cui si sperano incontri felici, “cercando nuovi stimoli dalle forme naturali” dell’ambiente dove vive. Una filosofia che plasma tutta la sua opera. Parole d’oro, ha avuto per lei, Giovanni Bovecchi, editor, graphic designer, critico d’arte, gallerista, promotore di eventi artistici: “Innegabile infine nelle sue forme un più o meno evidente valore di riferimento, talvolta per via inconscia, alla natura o, se vogliamo definirla, con Schopenhauer e Leopardi, ad una ‘cosmicità’ trans-post-romantica che conferisce all’opera generale dell’artista un ulteriore quid pluris inserendola, a tutti gli effetti, tra le più significative firme della scultura contemporanea internazionale”. Un marmo che risuona armonioso, con la materia che diventa altro, con i soggetti dello “habitat scultoreo” che formano l’andamento “ora adagio ora più allegro o con moto più acceso, di una partitura a più voci”.